I MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DEL D.LGS. N. 231 DEL 2001 NELLE PMI

Avv. Silvia Borrini e Avv. Francesca Pescatore

Con il D. Lgs. n. 231 del 2001 è stata introdotta la responsabilità amministrativa in capo alle imprese per fatti costituenti reato commessi da persone fisiche nell’interesse o a vantaggio delle imprese stesse. Dunque, nel caso in cui un amministratore o un dipendente dovesse commettere un reato a vantaggio dell’impresa, ne risponderà anche quest’ultima.
È quindi evidente che, in tal caso, l’impresa si troverebbe a dover fronteggiare non solo un procedimento penale, ma anche il travolgimento della propria immagine.
Per evitare tali gravi conseguenze le imprese possono adottare i cd. Modelli di Organizzazione e Gestione ai sensi del D. Lgs. n. 231 del 2001 (di seguito “Modelli 231”) che, se correttamente predisposti, possono legittimamente contribuire ad escludere o (se non altro) a limitare la responsabilità dell’impresa.

 

Cosa sono i Modelli 231?
I Modelli 231 sono costituiti da un insieme di protocolli che regolano e definiscono la struttura aziendale e la gestione dei suoi processi sensibili, andando a delineare i processi decisionali ed operativi, al fine di prevenire la commissione dei cd. reati presupposto (di cui infra).
Tali protocolli attengono a:
• Codice Etico;
• Sistema disciplinare;
• Organismo di Vigilanza;
• Procedure specifiche per aree sensibili al rischio di reato.
Non esiste un Modello 231 unico e generico che valga per tutte le imprese, dovendo essere redatto in base alle caratteristiche, alle esigenze ed alle attività di ogni singola impresa.
Più nel dettaglio, nell’elaborazione del Modello 231 l’impresa dovrà effettuare diverse valutazioni, tra cui:
1) Valutazione del rischio (c.d. risk assesment): si esegue uno screening dell’impresa e delle attività svolte, partendo dagli organi di vertice e di amministrazione e giungendo fino ai diversi presidi operativi ed esecutivi, così da individuare, analizzare e misurare il rischio della commissione di illeciti in ciascuna area.
2) Valutazione del sistema di controllo: consiste nell’analisi (i) dei poteri di firma e autorizzativi, (ii) delle regole comportamentali, (iii) della tracciabilità delle operazioni e (iv) della separazione delle varie funzioni aziendali. Viene, dunque, posto l’accento sui soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nelle specifiche procedure aziendali, andando, inoltre, a valutare con quali modalità tali soggetti interagiscono tra loro.

 

Quali sono i cd. reati presupposto?
Con “reato presupposto” ci si riferisce alla condotta illecita prodromica alla commissione del reato penalmente perseguito. In altre parole e in via esemplificativa, il reato di ricettazione presuppone che la cosa acquistata o ricevuta sia di provenienza illecita. L’illecito che origina la ricettazione è, appunto, il reato presupposto.
Poiché la responsabilità penale è personale, dal 2001 è possibile perseguire la società che, in ragione del reato commesso dal proprio dipendente (trattasi del reato presupposto), ha ottenuto un vantaggio derivato (appunto) da illecito penale. Il reato commesso avrà effetti – amministrativi – pecuniari sulla società.
Tra i reati presupposto, ricordiamo: il riciclaggio, le violazioni ambientali, reati societari, il reato sportivo, le false dichiarazioni, la falsa attestazione, la concussione, la frode e i delitti informatici, etc.

Redazione dei Modelli 231
Effettuate le sopracitate analisi, sulla base delle risultanze ottenute, gli organi di vertice dovranno poi redigere i Modelli 231 idonei a contrastare ed a prevenire la commissione di reati.


I Modelli 231 si suddividono in due parti:
Parte generale: contiene la descrizione della struttura organizzativa dell’impresa, nonché dell’attività che essa svolge, volta al controllo ed alla prevenzione degli illeciti. Viene, infatti, eseguita una attenta valutazione e comparazione del Codice Etico, del regolamento dell’Organismo di Vigilanza e del Sistema Disciplinare;
Parte speciale: si riferisce ai processi che in sede di valutazione dei rischi vengono considerati come sensibili. In particolare, viene eseguita una valutazione dei reati e delle modalità di commissione degli stessi, le funzioni ed i processi aziendali che potrebbero essere coinvolti, e la procedura per la formazione e applicazione delle decisioni.

 

Perché adottare il Modello 231?
L’adozione di un Modello 231, se correttamente redatto, permette di controllare e prevenire la commissione del reato, andando ad individuare ex ante le aree aziendali o le attività in cui i dipendenti o gli amministratori potrebbero commettere reato, agendo nell’interesse e/o a vantaggio dell’impresa.
Il rischio, infatti, non dipende dall’effettiva volontà di commettere illeciti, ma dal possibile conflitto che potrebbe generarsi fra gli interessi economici dell’impresa e gli altri interessi che possono essere lesi dalla commissione dei reati previsti dal D. Lgs. 231/2001.
I Modelli 231, quindi, cercano di prevenire tale conflitto, attraverso idonei controlli ed un’oculata gestione del sistema di deleghe e di poteri.
Per l’effetto, l’adozione dei suddetti Modelli 231 permette di distinguere le responsabilità da commissione di illeciti dei singoli (amministratori o dipendenti) da quelle dell’impresa, andando ad attribuire a ciascuno la rispettiva responsabilità.

 

Quali sono i vantaggi per le PMI?
Le piccole-medie imprese rivestono un importante e preponderante ruolo nel tessuto economico italiano, tale per cui sarebbe per loro opportuno adottare misure, quali la redazione dei Modelli 231, che le dotino di un certo tipo di organizzazione e trasparenza e che migliorino le loro prestazioni sotto differenti aspetti.
I vantaggi, infatti, derivanti dall’adozione dei Modelli 231, tra gli altri, sono i seguenti:
• Separazione di responsabilità penali nel caso di commissione di reati da parte di amministratori o dipendenti dell’impresa;
• Maggiore protezione dei soggetti che rivestono ruoli apicali, poiché in tal modo hanno l’opportunità di dimostrare di aver fatto tutto quanto in loro potere per evitare determinati comportamenti o eventi;
•  Miglioramento della reputazione, affidabilità e riconoscibilità dell’impresa sul mercato;
•  Maggiore organizzazione strutturale dell’impresa, nonché maggiore chiarezza organizzativa tra poteri e responsabilità;
•  Miglioramento delle attività dell’impresa;
•  Maggior controllo sull’andamento finanziario dell’impresa;
•  Implementazione del punteggio di rating d’impresa;
• Gestione trasparente e corretta;
•  Prevenzione degli infortuni sul lavoro, malattie professionali, incidenti ambientali, affidamento incauto di lavori, servizi e forniture.

 

Da ciò ne deriva che, nonostante ad oggi non vi sia un obbligo legislativo, è manifestamente evidente come anche nelle realtà di piccole-medie dimensioni sia sempre più essenziale elaborare un Modello Organizzativo (ex D. Lgs. 231/2001) cosicché, qualora l’impresa venisse chiamata a rispondere in sede penale, il giudice possa verificare la diligenza dell’impresa stessa nella valutazione e gestione dei comportamenti a rischio.

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