L’inevitabile avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA)

L’INEVITABILE AVVENTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (IA)

Avv. Yasmine Sophia Marie Deiana

L’Intelligenza Artificiale “generativa” è davvero arrivata e sta già apportando i primi e numerosi cambiamenti nel modo di lavorare di molte persone. Il rilascio e l’implementazione di vari strumenti di AI ha creato delle preoccupazioni per l’impatto sulle professioni, accendendo anche discussioni sul fatto che possa in futuro -addirittura- sostituire i professionisti legali “umani”.

 

Ma intanto, in cosa consiste l’Intelligenza Artificiale “generativa”?


Trattasi di una forma di machine learning il cui modello è composto da due parti. Nella prima fase di cd. training il iI codificatore “addestra” l’infinità di dati di partenza, ricavati da appositi algoritmi al fine di realizzarne di nuovi; mentre nella fase successiva, il decodificatore utilizza questi “nuovi dati” per generare nuovi contenuti, in autonomia, senza essere supervisionato da un essere umano.


Quanto è forte il desiderio di affidarsi all’IA “generativa” da parte degli avvocati?

 

Quella che è probabilmente una delle professioni più conservatrici di tutte, si è silenziosamente sottoposta ad una rivoluzione tecnologica dapprima con l’introduzione di sistemi automatizzati di recupero documenti al fine di archiviare, ordinare ovvero cercare montagne di documenti, fino alla successiva introduzione di programmi, software e meccanismi informatici man mano “più intelligenti”.


Oggi, sono molteplici le ragioni che spingono sempre più professionisti a sperimentare gli strumenti IA immessi sul mercato, ma non è senz’altro consigliabile (né tantomeno corretto) sfruttarli per informarsi e avventurarsi in ambiti e settori estranei alle proprie competenze. Gli esperti mettono già in guardia sull’uso responsabile di queste tecnologie, consigliando di utilizzarle solo con funzione di supporto, qualora già muniti di expertise in un determinato dominio. L’IA generativa può infatti produrre contenuti fuorvianti e diffondere informazioni errate, oltre a sollevare le note preoccupazioni sulla violazione della privacy, e solamente un professionista attento ed accorto può essere in grado di stanare tali falle del sistema.


Quali sono i vantaggi?


Innumerevoli ed innegabili sono i vantaggi dell’utilizzo dei tool di AI generativa per la generazione di testo, che trasformeranno senz’altro le abitudini di scrittura nella società. La tecnologia IA è accattivante soprattutto perché, in questa società costantemente orientata a “produrre produrre produrre”, permette di generare grandi quantità di testo in tempi rapidi, consentendo la creazione di contenuti su una scala che sarebbe impensabile per un essere umano, alleggerendo di fatto il carico lavorativo.


Nell’esercizio della professione forense l’IA generativa oggi mira principalmente e ad automatizzare tutte quelle attività di scrittura di routine e ripetitive, consentendo al professionista di concentrarsi su altre attività e pratiche “più sofisticate”. Negli studi legali sono già implementate diverse piattaforme utili alla revisione di documenti, lo svolgimento di ricerche legali, due diligence, la stesura automatizzata di bozze di contratti e persino di atti giudiziari.


Come va valutata questa scelta?


Punti di vista personali e di questi tempi ognuno riporta, giustamente, la propria versione.


Per taluni, un po’ più old school, la passione per la professione forense risiede proprio nell’entusiasmo provato nello svolgere “umanamente” le anzidette attività. Però è al contempo chiara l’utilità di avere un “super assistente” a lavoro, definito così da Stefano Sennhauser, senior partner di Allen & Overy, ideatori della piattaforma di AI denominata Harvey. E ciò è ancor più vero se ci si trova ad esercitare in un mercato in cui ci sono colleghi che, invece, sfruttano queste tecnologie e con i quali si crea inevitabilmente un gap da colmare senz’altro se non si vuole rischiare di rimanere indietro.


Ma, non è tutt’oro quel che luccica!


Nell’eventuale utilizzo di tali tecnologie è di fondamentale importanza tenere a mente la necessità di lavorare, sempre e comunque, sugli elaborati generati che non sono da considerarsi un prodotto finito.


Rilevante è il problema della fallibilità dei sistemi IA per la generazione di testo, delle limitazioni e preoccupazioni nell’utilizzo degli stessi.


Nonostante i significativi e costanti progressi ad oggi queste tecnologie non sono ancora dotate della capacità di “comprensione delle sfumature”, tipiche del contesto umano e sociale: la tecnologia non è ancora in grado di replicare il pensiero critico e di analisi dell’essere umano, elementi fondamentali e vitali nell’esercizio della professione forense!


E qual è la conseguenza diretta? Risultati imprecisi se non addirittura privi di senso.


Ma vi è di più!


Il solo fatto di essere in grado di produrre contenuti coerenti e grammaticalmente corretti non significa necessariamente che il testo generato risulti “accattivante”. Anzi, il rischio è proprio quello di produrre testi privi del giusto e spesso necessario tocco di “creatività ed originalità” che contraddistingue lo stile di ogni professionista legale.


Inoltre, la cosa grandiosa di un avvocato “in carne ed ossa” è che come esseri umani siamo astrattamente in grado di risolvere i problemi anche grazie al senso di empatia provato per i soggetti con cui interagiamo, provando emozioni, affinando giorno dopo giorno la nostra intelligenza emotiva, che influisce sia sull’approccio metodico della difesa, sia sullo stile di scrittura di ognuno.


E per quanto possa essere “intelligente”, la tecnologia non è in grado di gestire le sfumature di ogni fattispecie in concreto, ma ancor di più, è mancante della skill per eccellenza del buon avvocato: l’arte della discussione, basata su comunicazione, confronto e compromesso.

Basti pensare che gran parte degli orientamenti giurisprudenziali provengono proprio dalla capacità difensiva e di elaborazione ed interpretazione di concetti e fattispecie da parte degli avvocati che, illustrando le proprie motivazioni al Giudice, mettono a disposizione di quest’ultimo ulteriori materiali ed argomenti che diverranno poi oggetto di sentenza secondo il suo libero convincimento.


Cosa succederebbe se, ad un certo punto, gli avvocati non apportassero più il proprio tocco personale alle controversie e vi fossero solo risposte “giuste ed automatizzate” sul quale fare affidamento?


Probabilmente non vi sarebbe più materiale innovativo, le dinamiche giudiziali diventerebbero stagnate, già viste e previste, giungendo probabilmente con il tempo a vanificare pure il lavoro del Giudice.


Per concludere, sono innegabili gli innumerevoli vantaggi dell’utilizzo dell’IA e non è un caso se le sue applicazioni abbracciano un numero sempre più ampio di settori incluso il mondo della professione forense, sia stragiudiziale che giudiziale, probabilmente destinata ad assumere con il tempo una forma diversa.


Tuttavia, non vanno ignorate le reali preoccupazioni sollevate in merito alla possibile (rectius: probabile) incidenza negativa in caso di utilizzo improprio da parte dei professionisti, ravvisabili da molti punti di vista, dagli inevitabili aspetti deontologici, alla responsabilità professionale in caso di errori, alla condivisione con il cliente dell’impiego di questi strumenti con inevitabile effetto sulle valutazioni del lavoro svolto e, dunque, sui costi della prestazione.