SOSTENIBILITÀ E RISPETTO DEI PRINCIPI ESG

SOSTENIBILITÀ E RISPETTO DEI PRINCIPI ESG:
IL FUTURO (ANCHE) PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Avv. Annalisa Callarelli e Avv. Giulia Cavalli

Il Next Generation EU ha puntato sempre di più l’attenzione sulla sostenibilità, che diventa un elemento imprescindibile per qualsiasi azienda che voglia farsi trovare pronta alle prossime sfide.


A tal fine sono stati sviluppati i cosiddetti criteri ESG: Environmental, Social and Governance.
Il rispetto di questi nuovi principi sarà indispensabile per fornire un’analisi dettagliata dello stato di salute delle aziende, non solo per le grandi realtà ma, soprattutto, ed è questa la grande novità, per le medie e piccole imprese che vogliano rimanere competitive sul mercato.
Il loro scopo è misurare la capacità di un’impresa di concludere investimenti responsabili, in linea con l’obiettivo prefissato di assicurare uno sviluppo sostenibile ed etico, considerando l’impatto su ambiente e territorio, aspetto sociale e di governance aziendale.
In questa direzione, il rating di sostenibilità, o rating ESG, ha il compito di fornire una valutazione sintetica sulla validità e solidità di un’azienda. Alla competitività e alla stabilità finanziaria si aggiungerà quindi la necessità di dimostrarsi in linea con gli obiettivi europei: intervenire efficacemente contro il cambiamento climatico, contenendo le emissioni di anidride carbonica, sviluppando la ricerca e l’utilizzo sempre minore delle risorse naturali; rispettare l’impegno sociale, garantendo i diritti umani, con particolare attenzione alle condizioni di lavoro, alla parità di genere e più genericamente attraverso il rifiuto di ogni forma di discriminazione; valutare l’identità aziendale con riferimento al rispetto della meritocrazia, alle politiche di diversità nei CdA, al contrasto a ogni forma di corruzione e all’etica retributiva.


Cosa fare, quindi, per muoversi in anticipo e farsi trovare pronti a detti cambiamenti?
Attualmente la direttiva europea 2014/95/UE prevede l’obbligo di comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario unicamente per le imprese di grandi dimensioni e di interesse pubblico, lasciando alle piccole e medie imprese la volontà di scegliere se depositare o meno il report. Nel prossimo futuro i dati finanziari e gli aspetti puramente economici non saranno più sufficienti per valutare la solidità di un’impresa.
Nella primavera del 2021 la Commissione Europea ha adottato una proposta di Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità ambientale che, se approvata dalle altre istituzioni europee, prevederà diverse modifiche, tra cui l’estensione degli obblighi a tutte le grandi società e alle società quotate nei mercati regolamentati. Le nuove norme dovrebbero entrare in vigore all’inizio del 2023 e le imprese saranno tenute a divulgare le informazioni di sostenibilità a partire da gennaio del 2024. Per le PMI, invece, sarebbe previsto un ulteriore periodo transitorio fino all’inizio del 2026, di conseguenza la rendicontazione inizierà a partire dal 2027 sui dati del 2026.
Per ora, dunque, la partecipazione delle PMI al meccanismo di rendicontazione resta facoltativo. Ciò non toglie che la sostenibilità sia diventata la grande opportunità su cui tutte le imprese dovranno puntare nel prossimo futuro e per questo è importante non farsi trovare impreparati al cambiamento.


Già ora ai soggetti non investiti dall’obbligo di rendicontazione è data la facoltà di redigere in forma volontaria, e quindi semplificata, il cosiddetto report di sostenibilità che fornisce all’imprenditore uno strumento per rappresentare all’esterno gli sforzi e i traguardi raggiunti con riferimento alla gestione dei temi ESG mostrando le politiche praticate dall’impresa e i risultati conseguiti grazie a essi.
Trattandosi di report non obbligatori non esistono attualmente schemi o regole specifiche da seguire nello sviluppo della rendicontazione. Questo permette a tutte le imprese interessate di elaborare il proprio report di sostenibilità in maniera libera, enfatizzando i propri punti di forza e gli obiettivi per il futuro.
Allo stesso tempo, alcune realtà si sono già specializzate e mettono a disposizione la propria rete fornendo servizi di elaborazione della rendicontazione ESG. In questo modo, tramite la compilazione di questionari ad hoc ed elaborazione dei dati societari, queste compagnie riescono ad attestare il livello di adesione di una società ai criteri di impatto socio ambientale, sostenibilità, gestione del personale e governance fornendo all’azienda stessa una fotografia della situazione aziendale, sia al fine di condividerla con l’esterno sia con l’obiettivo di implementare eventuali carenze e pianificare gli obiettivi futuri.


Si tratta di uno strumento estremamente utile per poter pubblicizzare la propria attività sul mercato e l’investimento iniziale in termini di costo e impegno di risorse permetterà di ottenere un vantaggio competitivo nel lungo termine.
Non solo, infatti, come anticipato, la certificazione ESG potrà diventare un ulteriore metro per misurare la solidità di un’impresa e, per esempio, per accedere con più facilità a finanziamenti mirati.
Con estrema probabilità, la citata rendicontazione si tradurrà anche in un requisito per interfacciarsi con le grandi imprese, che in tema di sostenibilità di sono già mosse da tempo e che ambiscono a collaborare in via privilegiata con operatori qualificati e certificati anche sul tema.
In un contesto iper-competitivo come quello delle piccole e medie imprese, allora, il rispetto dei criteri ESG non solo migliorerà la reputazione aziendale agli occhi degli stakeholder ma permetterà di avere un vantaggio competitivo di grande rilievo nei confronti di quelle aziende ancora riluttanti ad adeguarsi ai cambiamenti imposti dalle nuove politiche sulla sostenibilità.